mercoledì 26 settembre 2012

COMUNICATO STAMPA - Sentenza della Corte Costituzionale penalizza Asp, Ipab e Fondazioni di diritto privato ex Ipab. Il presidente di A.Re.T. Diana: “Il caso portato alle estreme conseguenze può prefigurare interruzione di servizio pubblico.”


Un passaggio storico, epocale, che segna un punto di non ritorno, legifera con maggiore chiarezza il mondo dell’assistenza pubblica, ma rischia di commettere anche grossi danni. La sentenza della Corte Costituzionale n.161 del 2012 rappresenta proprio questo per le Aziende pubbliche di servizi alla persona, le Ipab,  e le Fondazioni di diritto privato nate dalla loro trasformazione nelle varie regioni italiane. La sentenza infatti fa da spartiacque e decide senza mezzi termini che questi enti assistenziali non sono più delle eccezioni, ma rientrano pienamente nella legge Tremonti del 2010  e nelle altre leggi della finanza pubblica.
Con quali conseguenze? Asp, Ipab, Fondazioni ex Ipab diventano soggetti alle normative della finanza pubblica, che significa essere soggetti al patto di stabilità, non poter fare assunzioni, nemmeno in caso di pensionamenti e far ricadere il costo del personale nei Comuni, come una mera azienda partecipata, le cariche nei consigli d’amministrazione sono da considerare onorifiche e remunerate con semplici gettoni di presenza o rimborsi spese a fronte invece di grandi responsabilità civili e penali. Tra gli enti si è diffusa una forte preoccupazione per l’imminente futuro che li attende perché la loro attività di sostegno a fasce deboli della popolazione sarà ostacolata se non impedita del tutto.
“Si creano meccanismi perversi che mettono seriamente a rischio le attività gestite dalle Asp, dalle Ipab e dalle Fondazioni di diritto privato – ha dichiarato Fabio Diana  presidente dell’Associazione Regionale Toscana delle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona – la legge non ci può imporre di esternalizzare i servizi, noi non potremo sostituire una o due fuoriuscite con nuove assunzioni, saremo fuori dal patto di stabilità perché nelle nostre strutture per la natura del servizio socio-assistenziale che portiamo avanti il personale rappresenta almeno il 70% della spesa corrente e non il 40% come prevede il patto di stabilità per gli altri enti pubblici. E’ la legge che ci impone questi parametri per mantenere gli standard di qualità, se non li possiamo rispettare che facciamo, chiudiamo? E’ evidente che questa sentenza invade la competenza regionale in materia, e si può arrivare a prefigurare l’estrema conseguenza di interruzione di servizio pubblico.”
Le forti preoccupazioni di tutto il mondo socio assistenziale formato da enti pubblici sfoceranno in un convegno nazionale che si terrà il 28 settembre prossimo all’Istituto degli Innocenti di Firenze. L’incontro è organizzato da A.Re.T. Asp, V.D.S. Sudtirol, U.P.I.P.A. Trento, A.R.E.A. Friuli Venezia Giulia, A.N.S.D.I.P.P. nazionale, Cispel Toscana e A.N.C.I. Parteciperanno esponenti politici e amministratori di tutta Italia tra cui l’Assessore della Regione Toscana Salvatore Allocca, ma soprattutto presidenti, direttori, consigli di amministrazione e referenti pubblici da Asp, Ipab e Fondazioni ex Ipab che rappresentano in Italia un universo che fornisce a chi ne ha bisogno e diritto, oltre il 40% dei posti letto nelle residenze sanitarie assistite.
“Alla politica chiederemo di fermarsi a capire di cosa stiamo parlando e delle possibili conseguenze di questa sentenza – ha concluso Diana - chiediamo che il legislatore modifichi alcuni passaggi della legge e consideri questi enti alla stregua degli altri enti del Servizio Sanitario Nazionale. Faremo pressione nei confronti della Conferenza Stato-Regioni e faremo appello ai nostri parlamentari perché si uniscano in questa battaglia e con lo strumento dell’emendamento possano ottenere questo risultato vitale per il mondo socio-assistenziale.”

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